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Poesia

L'uomo che cammina

(da una scultura di A. Giacometti)1*

 

Alta foresta, donne fossili

nella città e altrove

compongo parole, come tatuaggi

sulla pelle segni flebili

non uso lettere, voglio essere letto

divorato dai dileggi.

 

Strade solitarie, percorro

graffiando il cammino

corpo a corpo con la vita

senza pelle, corro

solo l'aria mi abita.

Ogni passo mi consuma.

 

Attraverso stretti vicoli

risorgo sempre più profilo.

 

Sento il caldo respiro

guardo gelide mani

contro il cielo sospiro.

La donna ferma, l’uomo orbita

ognuno vede quel che sa

e l’altro ignora.

 

Il vento della vita, l’inizio

sottile si srotola il dolore

un lungo supplizio

una ricerca continua del destino

polvere che risorge

l’uomo che diventa cammino.

 

Belricetto, nel caldo inverno del 2014

 

 

1Alberto Giacometti (Borgonovo di Stampa, 10 ottobre 1901 – Coira, 11 gennaio 1966) è stato uno scultore, pittore e stampatore Svizzero.

 

 

Stato di famiglia

 

Un difficile abito cucito nel lavoro.

Due torri, salgono scale, nubi

fumo nero, vetro

undici

allegoria di una vita

forse cinquemila

poi una penna a sfera, cade

si ferma sullo zerbino

settembre

cadono le foglie dalle finestre

fumo nero, vetro

incontro, casualità, forse destino

persone, uomini e donne si rincorrono

trovano, proteggono, sale l’urlo

ecco Munch1

bambini corrono nel vuoto

sopra i prati

di detriti.

Tempo, brucia-candela

passa il fiume tra i sassi di cemento, gabbia di ferro

sotto il fango che cresce

si asciuga nel sole, agosto

fitta trama, cretto, Burri2

poi un seme si attacca al cemento, poi al fango

poi cento semi …

 

31 gennaio 2005

 

 

1

Edvard Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944) è stato un pittore norvegese. È stato anche simbolista, incisore e un importante precursore dell'arte espressionista.

 

2

Alberto Burri (Città di Castello, 12 marzo 1915 – Nizza, 13 febbraio 1995) è stato un artista e pittore italiano

 

Commenti

 

Carissimo Franco,

condivido con sommo piacere la gioia per il tuo prestigioso

premio ottenuto con il componimento "L'uomo che cammina" dedicato a Giacometti. Oltre che rendermi felice per i versi su Giacometti, che amo moltissimo, ancora una volta, mi rendo conto, di quale grande artista tu sia, e dal punto di vista pittorico, e da quello letterario. Nel mondo ferito di oggi, è molto difficile trovare persone che lavorano, con piena dedizione, a opere che saranno condivise nel tempo da altri. Sono stimoli importanti per le generazioni del dopo che, mi auguro,  cercheranno/troveranno il bagliore di luce che in questo tempo è tenue.

 

Un carissimo saluto a te e famiglia.

Con gioia, Guido e Giacomina Signorini

 

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caro Donati

ho letto con interesse: c'è un'espressività sua, personale, più forte in certi passaggi più compatti, meno segmentati di sostantivi, quindi più incisivi, come questo:

 

Il vento della vita, l’inizio

sottile si srotola il dolore

un lungo supplizio

una ricerca continua del destino

polvere che risorge

l’uomo che diventa cammino.

 

saluti e auguri

Paolo Ruffilli

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 Caro Franco

 
Non male. Forse un po' logico-discorsivo

Bella la visione dell’uomo che diviene ologramma o code del genere.

Davide Rondoni

 

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Caro Donati,

 

ho letto i suoi testi con grande piacere.

Penso a "L'uomo che cammina", di cui ho molto apprezzato l'inizio

("Alta foresta, donne fossili"),

mentre in "Stato di famiglia" mi ha colpito il passaggio che recita:

"Tempo, brucia-candela /passa il fiume tra i sassi di cemento,

gabbia di ferro sotto il fango che cresce si asciuga nel sole, agosto

fitta trama, cretto".

 

Purtroppo, però, mi dispiace di non poter rispondere più compiutamente,

in quanto i miei nuovi impegni universitari

mi impediscono di dedicare il tempo necessario a una attenta lettura,

e soprattutto a un adeguato commento, dei testi che mi giungono.

Le faccio comunque i miei auguri di buon lavoro,

con i migliori saluti,

 

Valerio Magrelli

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Gentile Donati, molto meglio il secondo dei due testi che mi ha inviato
in lettura. Derogo alla mia abitudine, di NON rispondere a chi mi
sottopone via mail quel che scrive, per dirle che a mio giudizio dove
lei sa rinunciare all'enfasi e alle esasperazioni drammatiche, allora
certe analogie rivelano un gusto solido, ben nutrito, e anche quel che
sa di anomalia e stranezza si accetta più volentieri.
Le auguro ogni fortuna e molte occasioni di poesia
Silvio Ramat

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